Kriya-Yoga al tempo del Coronavirus

Il momento del Kriya-yoga

di Andrea

Kriya-yoga al tempo del Coronavirus.​Stando alle informazioni che ci vengono trasmesse quotidianamente, la crisi che stiamo attraversando durerà ancora per diverso tempo. Nessuno è in grado di dire ancora quanto e come sarà la nostra vita dopo.

La quarantena e l’immobilità imposte dal  diffondersi del Coronavirus ci mettono alla prova. All’eccitazione dei primi giorni – un’eccitazione alimentata dal senso di allerta e pericolo imminente – segue l’ingresso in una nuova quotidianità in cui il peso delle restrizioni appare più pesante, faticoso, perché “normale”.
Alla spinta adrenalinica iniziale – che, tra le altre cose, ha dato vita a manifestazioni di solidarietà e a un rinnovato senso di comunità – può seguire l’insinuarsi silenzioso e subdolo di un senso di letargia, di scoraggiamento e di rabbia.

Ora, più che mai, è importante rimanere vigili e consapevoli.
Consapevoli di quello che si muove dentro di noi: tensioni, emozioni, pensieri. Consapevoli per non cadere in balia della nostra reattività. Reattività non è solo reazione violenta, può assumere anche la forma soporifera di un “lasciarsi cadere”. Ora è il momento di attingere alle nostre risorse interiori, come del resto molti, li fuori “in prima linea”, ci stanno dimostrando.

In apertura al secondo capitolo degli Yogasutra (Sadhana-padah, il capitolo dedicato alla pratica), Patanjali presenta tre aspetti fondamentali per ogni cammino di yoga e, diremmo noi, per ogni cammino di vita: tapas – il fuoco interiore che brucia le tossine della letargia, l’ardore che sostiene il cammino -, svadhyaya – lo studio di noi stessi e della nostra natura -, Isvarapranidhana – l’accoglimento del limite e della finitezza che confluisce nel riconoscimento di qualcosa di più grande di noi (la Natura, l’Essere, la Totalità, Dio). Questo per Patanjali è Kriya-yoga, lo yoga dell’azione (tapah-svadhyaya-Isvarapranidhanani kriyayogah. PYS II.I).

E’ il momento del kriya-yoga. Il Kriya-yoga è un appello alle nostre risorse in quanto esseri umani. L’ardore (tapas), è fuoco che portiamo dentro, in ognuno di noi brucia questa fiamma. Non dobbiamo dimenticarlo, neanche quando lo scoraggiamento sembra avere il sopravvento. E’ questa fiamma a sostenere con fiducia il nostro cammino di vita e di praticanti, che ci spinge a non mollare.

 

Kriya-yoga al tempo del Coronavirus

Immagine del saggio Patanjali

Kriya-yoga al tempo del Coronavirus

Il limite alle nostre libertà individuali, il dovere di restare a casa, l’immobilità imposta, ci offrono un’opportunità di autoanalisi. Cogliamo questa occasione per riflettere, osservarci, approfondire la conoscenza di noi stessi (svadhyaya). Svadhyaya anticamente si riferiva allo studio dei testi sacri ma oggi possiamo estenderlo a tutte le pratiche, riflessioni, letture, che favoriscono un percorso di analisi e di consapevolezza personale. Approfittiamone. E’ un’opportunità per guardarci allo specchio, per ascoltare la voce interiore, per meditare il rapporto che abbiamo con noi stessi, con la Vita. E’ un’opportunità per riconoscerci, accoglierci ed amarci per quello che siamo.

Questa crisi, oltre a mettere in evidenza il nesso di interdipendenza che ci lega tutti, ci fa confrontare con la pretesa illusoria – culturale e personale – di onnipotenza e di controllo. La malattia, la sofferenza e la morte di cui oggi sentiamo in modo eccezionale la prossimità, ma anche il confronto con la straordinarietà e il mistero della Vita che ci avvolge, possono risvegliare in ognuno di noi la consapevolezza della nostra finitezza; consapevolezza spesso salvifica e liberatoria perché ci riconsegna tra le braccia di un Tutto che, oltre l’illusione dell’Io, già siamo (Isvarapranidhana).

Ideogrammi che in cinese compongono la parola crisi

Kriya-yoga al tempo del Coronavirus

In ogni crisi dimora un’ opportunità. Questo momento ci offre la possibilità di scoprire in noi risorse nuove e di avviare, o rinnovare, un cammino di crescita personale e collettiva. Lo yoga ci parla, non come una disciplina astratta e distante dalle nostre vite ma come una filosofia pratica e vivente, come un vero e proprio esercizio dell’essere.
Se nei prossimo giorni, quando la rabbia, la frustrazione, la sfiducia e un generale senso di negatività potranno sopraggiungere, sapremo riscoprire queste risorse interiori – l’energia che brucia l’inerzia e che sostiene il nostro cammino (tapas), lo studio curioso e non giudicante di noi stessi (svadhyaya), l’apertura fiduciosa al Tutto (Isvarapranidhana) – sicuramente troveremo la via per attraversare questa marea. Iniziamo ora. Possiamo uscire da questa crisi trasformati.

Buona Primavera.

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